Silb su fatti di Alatri e Brescia: non chiamatele discoteche

Intervento Silb sui fatti Alatri e Brescia: non chiamatele discoteche

“I recenti fatti di cronaca avvenuti ad Alatri e a Brescia, che hanno portato alla morte di due giovani ragazzi, ci rattristano profondamente. Siamo indignati di fronte a tanta violenza che mai si dovrebbe verificare, soprattutto in luoghi in cui le persone si recano per divertirsi”, è quanto afferma Maurizio Pasca, Presidente SILB, Associazione Italiana Imprese di Intrattenimento da Ballo e di Spettacolo aderente a FIPE Confcommercio.

Parole che vengono sottoscritte anche da Paola Colli, rappresentante Silb eletta nel consiglio della Fipe Confcommercio Lecco (che raggruppa pubblici esercizi e locali da ballo): “E’ importante rimarcare la differenza che c’è tra i locali associati e a norma e quelli che non lo sono, come ad esempio le strutture interessate a questi tragici fatti. Come ha ricordato lo stesso presidente Pesca, si tratta in questo caso di circoli privati in cui venivano svolte illegalmente attività commerciali, con personale non qualificato e addetti alla sicurezza abusivi, diversamente da quanto avviene nelle discoteche e nei locali afferenti alla nostra Associazione, sottoposti a severi e rigidi controlli”. Poi la consigliera Fipe Lecco Paola Colli continua: “Di fronte a violenze inaudite e senza volersi esprimere sulle indagini svolte con solerzia dalla Forze dell’Ordine,  come Fipe Confcommercio Lecco condividiamo l’appello del presidente nazionale Silb che ha voluto prendere le distanze da chi, senza cognizione di causa o più semplicemente per leggerezza, continua a definire “discoteche” dei locali privi di autorizzazioni al pubblico spettacolo e spesso non sicuri. Luoghi che tante volte il SILB in primis ha denunciato alle autorità competenti, spesso contribuendo alla loro chiusura”.

E’ bene ricordare come Silb che a differenza delle discoteche (disciplinate dal Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza), queste “associazioni culturali”, spesso e volentieri aggirano tassazione e norme sulla sicurezza, avvalendosi di “buttafuori” improvvisati e privi dei requisiti previsti dal D.M. del 6 ottobre 2009, che obbliga tali addetti a un rigido esame e all’iscrizione presso l’albo prefettizio.  Purtroppo il 90% dei circoli privati presenti sul nostro mercato svolge irregolarmente un’attività commerciale, senza esserlo. Si presentano come associazioni culturali ma di fatto propongono esclusivamente intrattenimento danzante, senza rispettare le necessarie misure di sicurezza né gli orari di chiusura.

Il presidente Maurizio Pasca nella sua nota ufficiale ha poi voluto effettuare un’ultima precisazione: “Non vogliamo dire che i locali con regolare registrazione siano esenti da spiacevoli episodi ma, qualora si verificassero, le Forze dell’Ordine sanno di poter contare su un sistema di rete e di collaborazioni tra impresa e istituzioni ormai avviato da tempo, basato anche su protocolli d’intesa siglati con il Ministero dell’Interno. Inoltre, ci teniamo a precisare che la nostra Associazione non ha nulla contro i circoli culturali “veri”, quelli che  svolgono tutte le attività previste nello statuto e nei confronti dei propri soci. Ma è ormai divenuta improcrastinabile una pronta e adeguata azione nei confronti di quelli falsi o peggio abusivi”.

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