Crisi energetica: Confcommercio lancia l’allarme

Triplicata in un anno la spesa energetica. A rischio circa 120mila imprese del terziario di mercato e 370mila posti di lavoro

Le imprese del terziario si sono ritrovate il 31 agosto a Roma nella sede di Confcommercio per fare il punto sulla crescita inarrestabile del costo dell’energia che si sta abbattendo sulle imprese del terziario di mercato, dei servizi e della distribuzione moderna con aumenti delle bollette e dei costi di gestione non più sostenibili. Uno scenario che, in assenza di nuove e ulteriori misure di contrasto e sostegno, mette seriamente a rischio la prosecuzione dell’attività di tantissime imprese nei prossimi mesi come sottolineato proprio da Confcommercio in un recente appello a governo e forze politiche.

All’incontro sono intervenuti: Lino Stoppani (Vice presidente vicario di Confcommercio), Marco Pedroni (Presidente di ANCC-COOP e Coop Italia), Francesco Pugliese (AD di Conad), Alberto Frausin (Presidente di Federdistribuzione), Donatella Prampolini (Presidente di Fida-Confcommercio).

 

Gli effetti della emergenza energetica

La corsa inarrestabile dei prezzi delle materie prime energetiche e un’inflazione che viaggia intorno all’8% – in gran parte determinata proprio dalle tensioni sulle materie prime causate dalla guerra in Ucraina – si sta abbattendo sui bilanci delle imprese del terziario e della distribuzione tradizionale e moderna con un aumento delle bollette che, di giorno in giorno, diventa sempre più insostenibile. Una situazione di vera e propria “emergenza energetica “che sta comprimendo i già bassi margini operativi di molte aziende del settore e che rischia di portare al rallentamento, se non addirittura alla chiusura, di tante attività. Secondo una stima dell’Ufficio Studi di Confcommercio, da qui ai primi sei mesi del 2023, sono a rischio circa 120mila imprese del terziario di mercato e 370mila posti di lavoro. Tra i settori più esposti ai rincari energetici, il commercio al dettaglio, in particolare la distribuzione tradizionale e moderna del settore alimentare, la ristorazione, la filiera turistica, i trasporti che, a seconda dei casi, registrano rincari delle bollette fino a tre volte nell’ultimo anno e fino a cinque volte rispetto al 2019, prima della pandemia. Complessivamente, la spesa in energia per i comparti del terziario nel 2022 ammonterà a 33 mld €, il triplo rispetto al 2021 (11 mld) e più del doppio rispetto al 2019 (14,9 mld).

Le richieste e le proposte delle imprese per contrastare la crisi energetica

Per contrastare questi effetti ed evitare il rischio chiusura delle imprese, Confcommercio, ANCC-Coop, ANCD-Conad e Federdistribuzione hanno condiviso una serie di proposte al Governo e al Parlamento da attuare con urgenza:

-incremento del credito d’imposta per il caro energia elettrica dal 15% al 50% nel caso di aumenti del costo dell’energia superiori al 100%, misura che andrà estesa anche all’ultimo trimestre dell’anno;
-ampliamento dell’orizzonte temporale per la rateizzazione delle bollette almeno fino a dicembre 2022;
-incremento fino al 90% della copertura offerta dal Fondo di garanzia per le PMI anche per i finanziamenti richiesti dalle imprese per far fronte alle esigenze di liquidità determinate dall’aumento del prezzo dell’energia elettrica.

Va, inoltre, perseguita una maggiore inclusività della misura del credito di imposta rendendola accessibile anche ai soggetti esercenti attività di impresa, arti o professioni con potenza installata inferiore a 16,5 KW. È inoltre necessario proseguire con gli strumenti già messi in campo dal Governo, esonerando gli utenti finali dal pagamento degli oneri generali di sistema, fintantoché la situazione internazionale non si sarà risolta e i prezzi dell’energia non saranno ritornati ai valori pre-crisi. Occorre, poi, favorire la realizzazione di audit energetici, semplificando le norme e garantendo, in ogni caso, la fase di controllo. Un’attenzione particolare va prestata all’impatto deflagrante degli aumenti in corso sull’economia turistica colpita sia dal caro trasporti, che dall’incremento dei costi di esercizio che rischiano di azzerare gli effetti della ripresa in corso e in vista della stagione invernale sulla quale si sta puntando tutto. Sul fronte dei carburanti, occorre agire prorogando ulteriormente la riduzione delle accise sui combustibili, nonché l’applicazione dell’IVA al 5% sul metano per autotrazione e potenziare ulteriormente le misure a sostegno di questo carburante. Vanno, inoltre, rafforzati gli specifici interventi varati in favore degli utilizzatori professionali del gasolio per autotrazione (trasporto pesante), che sostanzialmente non traggono alcun beneficio dal taglio dell’aliquota ordinaria dell’accisa. Infine, in un contesto in cui si aggravano i rischi di crisi d’impresa, andrebbero riproposti gli interventi “emergenziali” in materia di sospensione temporanea dell’ammortamento annuo del costo delle immobilizzazioni materiali ed immateriali e delle disposizioni in materia di riduzione del capitale per perdite e di riduzione del capitale sociale al di sotto del limite legale.

Il decalogo delle azioni per il risparmio energetico dei punti vendita

Per contrastare più efficacemente i rincari delle bollette sono stati individuati alcuni principi generali per contenere i consumi e favorire il risparmio dei punti vendita che ciascuna Organizzazione si impegna a promuovere tra i propri associati. Questi principi sono sintetizzati in un decalogo di azioni e comportamenti virtuosi per contrastare l’emergenza energetica.

  1. Spegnere le insegne luminose e le apparecchiature non necessarie in concomitanza con gli orari di chiusura dell’attività commerciale;
  2. Ridurre l’intensità luminosa del punto vendita e spegnere o ridurre in modo significativo l’illuminazione in ambienti poco frequentati;
  3. Regolare la temperatura ambientale dell’attività commerciale (riscaldamento/raffrescamento) nell’ottica di contenere i consumi;
  4. Interrompere la funzione di riciclo dell’aria nelle ore notturne;
  5. Tenere chiuse le porte di ingresso per evitare dispersioni termiche in assenza di lame d’aria;
  6. Ridurre la temperatura dell’acqua utilizzata all’interno dei locali;
  7. Utilizzare in maniera efficiente l’energia elettrica ed il gas naturale per la cottura dei cibi, monitorando i relativi consumi energetici;
  8. Utilizzare in modo efficiente le celle e i banchi frigoriferi, attraverso un corretto caricamento degli stessi, limitando le aperture allo stretto indispensabile e sensibilizzando anche la clientela a tal fine;
  9. Utilizzare in modo efficiente gli elettrodomestici in dotazione all’attività commerciale;
  10. Razionalizzare l’organizzazione del lavoro al di fuori degli orari di apertura al pubblico (pulizie, caricamento banchi, ecc.) al fine di ridurre i consumi energetici.

Intervenendo in conferenza stampa, il vicepresidente vicario di Confcommercio, Lino Enrico Stoppani, ha sottolineato che ci sono “intere filiere, dall’alimentare ai trasporti, che stavano provando a ripartire dopo le difficoltà causate dalla pandemia si trovano a fronteggiare un aumento dei costi energetici che abbatte qualsiasi possibilità di ripresa della marginalità. Il numero delle imprese che rischiano la chiusura è di 120mila con 370mila posti. Il secondo rischio è quello di un calo dei consumi che si trascina con sè l’impossibilità di gestione del debito pubblico. Per questo chiediamo interventi di natura emergenziale oltre a misure strutturali”.  Secondo Stoppani, “si è arrivati a questa situazione perché ci  sono stati eventi imprevedibili. Sicuramente serve più Europa che  fissi un tetto al prezzo del gas, ma serve anche più Italia che  porti avanti una politica energetica che punti sulle rinnovabili”. “Uno dei rischi del caro bollette – ha detto ancora Stoppani – è il calo dei consumi: quindi  addio ai sogni di crescita, che è indispensabile per avere  credibilità sui mercati finanziari”.

Commentando i dati preliminari dell’inflazione di agosto, l’Ufficio Studi Confcommercio ha sottolineato che “la tendenza al rialzo dei prezzi non mostra credibili segnali di rallentamento. Nonostante qualche passato sporadico e occasionale ridimensionamento, l’inflazione cresce ormai da più di un anno, raggiungendo l’8,4% tendenziale ad agosto, che si traduce in un +9% se il fenomeno è misurato secondo la metrica dell’indice armonizzato, comparabile su base europea”. “Al di là della consistente spinta della componente energetica – prosegue l’Ufficio Studi – la progressiva risalita dell’inflazione di fondo conferma come le tensioni siano ormai diffuse all’interno di tutto il sistema produttivo. Il 2022 si chiuderebbe, secondo le nostre stime, con un’inflazione media prossima al 7,5%”. “Se in questi ultimi mesi – ha concluso Confcommercio -le famiglie sembrano aver solo marginalmente modificato i propri comportamenti, sostenute dalla tenace volontà di tornare agli stili di consumo pre-pandemici, inevitabilmente l’erosione generata dalla crescita dei prezzi sul potere d’acquisto dei redditi e della ricchezza detenuta in forma liquida produrrà effetti di rilievo nella parte finale di quest’anno, comprimendo anche le possibilità di crescita del prossimo”.

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