Premio Manzoni alla Carriera: Liliana Cavani e il suo amore per la storia

Premio Manzoni alla Carriera: con Liliana Cavani una serata all’insegna del valore della storia

Il valore della storia, la potenza del racconto e la capacità di non piegarsi mai ai potenti di turno. E’ stata una serata molto intensa quella vissuta sabato sera all’auditorium della Casa dell’Economia di via Tonale, sede lecchese della Camera di Commercio Como-Lecco.

Protagonista assoluta la regista Liliana Cavani che ha ricevuto il Premio Manzoni Città di Lecco alla Carriera 2022, organizzato da 50&Più Lecco con la collaborazione del Comune di Lecco, del Centro Studi Manzoniani, di Assocultura Confcommercio Lecco e di Ente Fondazione dello Spettacolo (main sponsor Acinque). Dopo un breve video introduttivo – confezionato per la serata da Mattia Conti (Premio Campiello Giovani) – Liliana Cavani ha risposto con grande passione ed energia alle domande e agli stimoli dei due moderatori della serata, presenti con lei sul palco: il giornalista Rai Massimo Bernardini e il componente della Giuria Tecnica del Premio Manzoni, Stefano Motta.
“Perché un premio dedicato al Manzoni a una regista cinematografica? Per tante ragioni, in primis perché, se ripensate all’inizio dei Promessi Sposi, Manzoni è un regista ante litteram con quella sua descrizione che sembra quasi una inquadratura cinematografica – ha evidenziato in apertura Motta – E poi Liliana Cavani è una donna innamorata della storia, che è sempre al centro delle sue opere”.
Tanti gli argomenti trattati, che sono andati idealmente a ripercorrere buona parte della filmografia della regista emiliana, a partire dagli esordi con i documentari realizzati per la Rai. “Sono cresciuto con i suoi film: il suo primo “Francesco” o “I Cannibali”. Ma come dimenticare i suoi documentari: ad esempio ha realizzato il più bel documentario sulle donne della resistenza”, ha esordito Bernardini. Liliana Cavani ha riposto alle domande sul film dedicato a Galileo e a quello su De Gasperi, raccontando anche dei complessi rapporti con la Rai e con alcuni politici della Dc in primis, soffermandosi poi sul valore della storia: “La storia è importante da raccontare: se la si affronta si scoprono più persone di valore di quanto ci si possa aspettare. Troppo spesso viviamo sempre sul presente e dimentichiamo il valore della storia che invece va studiata, imparata e ragionata”. Per poi soffermarsi sul ruolo del regista: “Che cosa aggiunge l’arte? Permette di scegliere e raccontare, di far sì che lo spettatore si ponga delle domande”.
Quasi inevitabile il passaggio su Francesco, a cui la Cavani ha dedicato ben tre film: “Non è un’ossessione, ma una ricerca, una scoperta. Volevo approfondirlo: è stato il personaggio più straordinario della storia italiana, un vero genio. La “fraternitas” è fondamentale. Anche il Papa attuale ha scelto questo nome. San Francesco è un personaggio moderno, che ha dovuto lottare ma anche agire con sapienza”. La regista non si è sbilanciata sulla pellicola che attualmente sta finendo di montare (tratta da un libro di Carlo Rovelli): “E’ un film sulla paura del tempo”.


Prima di ricevere il Premio sul palco sono saliti per un saluto Monsignor Davide Milani, presidente dell’Ente Fondazione dello Spettacolo (che ha collaborato a questa edizione del “Manzoni alla Carriera”); Giovanni Cattaneo, assessore del Comune di Lecco, Giuseppe Borgonovo, presidente di Acinque (main sponsor della manifestazione) ed Eugenio Milani, presidente di 50&Più Lecco.
Stefano Motta, a nome degli organizzatori e della Giuria, ha dato lettura della motivazione del riconoscimento (“L’arte come indagine manzoniana sulla Storia, il cinema come linguaggio di unione tra l’umano e il trascendente”), prima della consegna della targa alla regista, che ha ringraziato per il tributo ricevuto: “Mi ha fatto piacere la vostra attenzione: vi ringrazio. Uno che fa un lavoro ha piacere che qualcuno lo riconosca”.

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