“Legalità, ci piace!”: con il Covid cresce il fenomeno dell’usura

L’usura cresce all’ombra del Covid

L’impatto del Covid sull’economia e sulle imprese è stato devastante. I numeri sono impietosi e certificano una situazione disperata per centinaia di migliaia di lavoratori e imprese. Confcommercio nel corso di quest’anno ha fotografato più volte lo scenario “apocalittico” che si è venuto a creare, chiedendo a gran voce sostegni e ristori più adeguati per il settore dei servizi, (commercio, turismo, ristorazione, trasporti), che più di ogni altro ha pagato dazio all’emergenza coronavirus. Sono circa 300mila imprese del commercio non alimentare e dei servizi che rischiano di chiudere i battenti in modo definitivo.  Tra le cause principali ci sono certamente la perdita quasi totale di fatturato e la conseguente crisi di liquidità a cui poi si devono aggiungere le complicanze burocratiche che già in tempi normali affossano l’attività economica ma che in una situazione così eccezionale hanno dato il colpo di grazia. Quindi uno scenario desolante al quale purtroppo bisogna aggiungere un altro elemento, anch’esso purtroppo storicamente presente nella vita di chi fa impresa, ma che nell’ultimo anno è emerso con ancora più forza: l’usura.

E proprio al fenomeno dell’usura e al suo impatto sulle imprese del commercio e dei servizi, è stata dedicata l’ottava edizione di “Legalità, ci piace!”, la giornata nazionale di Confcommercio dedicata alla legalità alla quale ha partecipato, oltre al presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese.

Nel suo intervento, il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, ha ribadito il significato dell’edizione 2021 della giornata della legalità, che pur in una versione forzatamente “digitale” continua ad avere come punto di riferimento “il tenere alta la guardia sul tema della sicurezza e della legalità. Perché legalità e sicurezza sono una precondizione di normalità”. Sangalli che ha ringraziato il ministro Lamorgese per la sua presenza “fisica”, ha ribadito l’impegno di Confcommercio sulle riaperture: “Normalità significa – ha detto il presidente – innanzitutto poter lavorare, poter riaprire. Questo stiamo chiedendo al Governo e alle Istituzioni, con proposte puntuali nelle misure di sostegno e di messa in sicurezza, con un lavoro assiduo sui provvedimenti governativi e in Parlamento”.  “Lo abbiamo chiesto anche nelle piazze, in tante piazze d’Italia – ha continuato il presidente – fino alla manifestazione di qualche giorno fa della Fipe, dimostrando come una rappresentanza d’impresa responsabile si muove nel perimetro della legalità e della civiltà, dando voce al tempo stesso alla disperazione delle imprese”. Ci sembra oggi che la decisione del Governo vada in questa direzione sulle aperture, a partire dal metodo, quello cioè della programmazione, con un calendario definito”.

Per quanto riguarda il merito, Sangalli ha ricordato che “le aperture per le sole attività all’aperto rischiano di penalizzare almeno la metà delle imprese che non possono usufruire di questa possibilità. E va detto che è anche una doppia penalizzazione per le imprese dei pubblici esercizi della montagna, considerate le stesse condizioni climatiche”. “Confcommercio – ha detto Sangalli – chiede a questo proposito due ulteriori accorgimenti: da una parte, favorire una sensibilizzazione nei confronti delle amministrazioni locali nel permettere di utilizzare nuovi spazi pubblici, così da assicurare maggiore vivibilità delle nostre città e territori; dall’altra parte, sarebbe importante anticipare prima possibile le aperture anche all’interno, con distanziamento e protocolli di sicurezza”. Il presidente ha quindi affrontato il tema principale della giornata, quello dell’usura “che nei momenti di crisi diventa una vera e propria piaga sociale. Basta guardarsi intorno per capirne le ragioni”. “Nel 2020, le imprese del commercio, alloggio e ristorazione hanno subito una drammatica riduzione del volume di affari e oltre un terzo si è trovato stretto in un combinato disposto pericolosissimo, cioè la mancanza di liquidità combinata con una difficoltà sostanziale di accesso al credito. Ed è per questo che, senza sosta, in questi mesi abbiamo chiesto non solo indennizzi adeguati e tempestivi, ma anche moratorie fiscali e creditizie ampie ed inclusive, la sospensione e la rateizzazione degli impegni fiscali e possibilità più ampie di accesso al credito”. “Senza fatturato, senza liquidità, senza credito, e con i costi da pagare – ha osservato Sangalli – è facile capire quanti imprenditori rischiano, infatti, di essere facili prede per la criminalità organizzata e le pratiche di usura. Come emerge dai nostri dati, infatti, dal 2019 ad oggi la quota degli imprenditori che ritiene aggravato il fenomeno è aumentata di 14 punti percentuali. E sono ad immediato e grave rischio di usura circa 40mila imprese del commercio, della ristorazione e dell’alloggio”.

Il presidente di Confommercio si è poi soffermato sull’importanza della denuncia come dovere morale e giuridico pur riconoscendo che la paura di ritorsioni e, soprattutto, la percezione di essere soli spesso impedisce agli imprenditori di farsi avanti. Sangalli lancia così un appello: “A quegli imprenditori vogliamo dire, una volta ancora: non siete soli. La Confcommercio è con voi.  E la Confcommercio è con le istituzioni”.

Nel suo intervento alla giornata della legalità di Confcommercio, il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, ha ringraziato il presidente Sangalli per l’impegno a favore della diffusione della cultura della legalità ricordando anche la sinergia con Confcommercio nella lottà alla criminalità. “Questa – ha detto Lamorgese – è un occasione importante di riflessione su temi essenziali per rilanciare il tessuto produttivo. E anche le aperture dei prossimi giorni possono rappresentare un volano per il rilancio delle imprese“. Lamorgese ha confermato che il coronavirus ha inciso sulla crescita di fenomeni come l’usura. “E’ necessario da parte di tutti – ha detto il ministro – impegnarsi per combattere questo fenomeno. La denuncia è un elemento molto importante”.

Nella prima parte dell’evento, il direttore dell’Ufficio Studi Confcommercio, Mariano Bella, ha presentato un’analisi sugli effetti dell’usura al tempo del Covid per le imprese e la percezione che le stesse imprese hanno del fenomeno. “Rispetto al 2019 – ha detto Bella – è più che raddoppiata la quota di imprenditori che ritiene aumentato il problema (27% contro il 12,7%), e sono a immediato e grave rischio usura circa quarantamila imprese del commercio, della ristorazione e dell’alloggio”. Secondo Bella poi, ci sono le “solite” differenze territoriali: “Il Mezzogiorno purtroppo- ha osservato il direttore dell’Ufficio Studi – paga un prezzo più alto e il rischio di chiusura definitiva per le imprese è maggiore. Per fare un esempio, tra nove grandi città italiane colpite dall’usura, Napoli, Bari e Palermo sono tra quelle più a rischio”. “Per diverse ragioni – ha detto Bella – le imprese del Nord hanno patito di più la pandemia, eppure sia per una condizione strutturale di esposizione alla criminalità sia per una maggiore fragilità intrinseca dell’impresa, è il tessuto produttivo del Sud ad apparire più soggetto a shock negativi”. Bella ha poi osservato che “l’usura rimane una tipologia di reato che fatica ad essere denunciato. A frenare la propensione a denunciare – ha precisato – non è tanto la speranza di poter restituire il prestito, quanto piuttosto la paura di subire ritorsioni, la percezione di essere soli, la poca fiducia nella giustizia e la vergogna che caratterizza coloro che, in ultima istanza, si vedono costretti a rivolgersi agli usurai”. Bella ha concluso la sua presentazione ricordando che le ricette essenziali per debellare la piaga dell’usura restano quelle già suggerite da tempo: “Senza misure di contrasto più incisive e una cultura della legalità più diffusa sarà davvero complicato estirpare il fenomeno dell’usura”.

(Dal sito www.confcommercio.it)   

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